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 Emergenza sgombero al museo di Padova 
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Con questo messaggio di Alberto Cammozzo , passato sulla lista ReFun, inizia questa nostra avventura.

Cari amici,

come forse gia' sapete in questi giorni il Comune, su

iniziativa dell'edilizia comunale (e non dell'assessorato alla

cultura), sta provvedendo al trasloco, previo scarto, della collezione del museo didattico di storia dell'informatica presso l'ex-macello di

via Cornaro, la cui collezione e' stata curata da Francesco

Piva. Questa operazione non e' stata concordata con il museo o con le associazioni che vi collaborano. La fretta, il mancato preavviso e le modalita' del trasloco, suscitano forti preoccupazioni su diversi

punti:

- viene interrotta la continuita' dell'attivita' di raccolta del museo,

- viene interrotta l'attivita' laboratoriale svolta dalle associazioni che vi collaborano,

- non vi e' alcuna garanzia in ordine a spazi e tempi per il ripristino delle attivita' del museo e delle associazioni,

- le persone che hanno costituito la collezione, date le scadenze precipitose, non sono in grado di partecipare allo scarto,

- vi sono forti dubbi sulla legittimita' del conferimento in discarica da parte del Comune di materiale che e' stato affidato al museo come ente affiliato a un club UNESCO. Non e' chiaro se il Comune intende addirittura appropriarsi del materiale.

Ieri pomeriggio io e Francesco Piva abbiamo incontrato

Giuliana Beltrame (PRC), presidente della commissione consiliare

cultura. Abbiamo insistito sull'impossibilita' e l'inopportunita'

politica che il comune proceda autonomamente ed autoritativamente in questo sgombero con scarto, a rischio di distruggere del patrimonio culturale e di lacerare il tessuto associativo che vi vive attorno. Questi sono argomenti che intendo trattare con l'assessore alla cultura, presso il quale ho chiesto ieri appuntamento, sottolineando come la collezione sia stata costituita in decine di anni, grazie ai contributi di privati, ma soprattutto di CNR e Universita', che

restano molto sensibili al destino del museo e ai rischi di

distruzione del patrimonio e del tessuto culturale che il museo rappresenta.

Abbiamo concordato sulla necessita' di un riassetto che includa anche lo scarto, ma e' tassativo che si proceda a questa operazione in seguito all'approvazione congiunta di un progetto che riguarda l'ex-macello che comprenda l'istituzione del museo di storia dell'informatica e di un laboratorio. Stiamo lavorando sul progetto, sul quale vanno coinvolte le istituzioni territoriali, universita' e CNR.

Abbiamo *forse* ottenuto che non si proceda al conferimento in

discarica del materiale di scarto (che e' cosa diversa dalla

spazzatura), almeno nei prossimi giorni. Un gesto di questo tipo verra' considerato come apertamente ostile.

E' importante a questo punto:

1) raccogliere un ELENCO DI PERSONE E ISTITUZIONI SENSIBILI all'argomento, meglio se di ambiente istituzionale (comune, regione,

provincia, CNR, universita', camera di commercio, associazioni

professionali e di altro tipo) che possano essere contattate per una eventuale raccolta di firme e un sostegno all'iniziativa. Mandate a me le vostre proposte.

2) aiutare Francesco Piva a stilare un elenco informatico delle REALTA' CHE HANNO CONFERITO IL MATERIALE AL MUSEO (e che non si attendono che venga buttato), in base alle ricevute di cui dovrebbe avere copia. Questo ci servira' per fare pressione sul Comune.

3) raccogliere la disponibilita' delle PERSONE CHE OFFRONO SPAZI (persona, superficie indicativa in mq) per accogliere materiale.

Se qualcuno conoscesse realta' commerciali o industriali che

potrebbero avere spazi ampi asciutti e sicuri meglio ancora. Questa deve essere una soluzione di emergenza: il Comune non puo' buttare cio' che non e' suo. Comunque non va affidatto nulla a nessuno senza una ricevuta.

4) quelli di noi che eventualemnte collaborano allo scarto si

attengano alle INDICAZIONI DI FRANCESCO PIVA su cio' che va

effettivamente buttato o meno. I criteri di scarto concordati con la

dott. Panti vanno intesi cum grano salis, considerando che nella

collezione non vi sono solo computer, ma macchine elettomedicali e scientifiche delle quali nessuno di noi sa nulla (inclusa la Panti).

Scusate la lunghezza e grazie per l'attenzione.

Cordialmente,

Alberto Cammozzo

collaboratore del museo

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